Tuesday, July 27, 2010
Giugno 2010 - fine del giro del mondo
Il 19 Giugno 2010 a Sanremo ci sono i nostri amici ad attenderci ...grande festa per il nostro rientro e così la Falabrach con Monica e Danilo terminano il loro giro del mondo....un 'esperienza unica ed indimenticabile che porteremo dentro di noi per sempre....grazie mondo!!!
sosta a Portovenere
Friday, June 4, 2010
Capri
Peloponneso
Isola di Ios - Grecia
Danilo e Francois a pesca
Grecia - aprile 2010
Sunday, May 2, 2010
Kastellorizo - Grecıa - Aprile 2010
Turchia - Aprıle 2010
Siamo in Turchia...
Non credevamo di incontrare persone così ben disposte e affabili verso gli stranieri , è stata per noi una sorpresa, ovunque gente cordiale e disponibile. Sono dei bravi commercianti, propongono i loro prodotti in modo discreto e per nulla invadente, la vita è a buon mercato ma le marine sono care.
Abbiamo visto posti magnifici.
Non credevamo di incontrare persone così ben disposte e affabili verso gli stranieri , è stata per noi una sorpresa, ovunque gente cordiale e disponibile. Sono dei bravi commercianti, propongono i loro prodotti in modo discreto e per nulla invadente, la vita è a buon mercato ma le marine sono care.
Abbiamo visto posti magnifici.
Sunday, March 7, 2010
Dal Mar Rosso al Mediterraneo
25 marzo 2010
Purtroppo il forte vento da nord non ci permette di apprezzare le coste dell’Egitto e i suoi fondali, anche se, da quel poco che abbiamo visto, sembrano molto sfruttati e poco interessanti, sicuramente non all’altezza di quelli del Sudan.
Qui è un continuo via vai di grosse barche cariche di sub ed ormai ci sono più sub che pesci.
Arriviamo a Suez dopo aver tirato bordi fino alla nausea, tra reef, piattaforme petrolifere, alcune abbandonate e senza alcuna luce a segnalarle, grossi mercantili e barche da pesca.
Appena arriviamo a Port Suez contattiamo l’agente per le pratiche del canale.
Tutti vogliono qualcosa: si avvicina la barca dei piloti con il misuratore a bordo e ci chiedono un regalo (dollari, sigarette etc..), sale a bordo l’uomo addetto a misurare la barca , misura ogni cosa, la lunghezza , la larghezza, la tuga, il volume della sala macchine e poi con una strana ed incomprensibile formula ti dice quante “tonnellate Suez” pesa la barca. Tra discussioni e pacchetti di sigarette che vanno e vengono, si giunge più o meno ad un accordo , ma che non è definitivo fino a quando il port control darà o meno l’ok. Nel nostro caso , secondo l’ufficio il risultato non era di loro gradimento , così hanno aggiunto al conto totale 50 dollari , prendere o lasciare.
Ma non è finita qui. La mattina fortunatamente riusciamo a partire per attraversare la prima parte del canale, 40 miglia. Sale a bordo il pilota , non parla inglese ma sa bene come si dire “regalo” ed infatti, appena dopo la metà del percorso comincia a chiedere “a present for me”. Nonostante siano pagati dalla società del canale, pretendono dollari, giubbotti, occhiali da sole, sigarette ecc,ecc con una pesantissima insistenza e non sono mai contenti di ciò che ricevono, la tentazione di buttarli a mare è veramente forte.
Ci fermiamo per la notte a Ismalia ed il giorno successivo arriviamo a Port Said, dove stanchi dal comportamento di questa gente non vediamo l’ora di andarcene e così facciamo.
27 marzo 2010
Falabrach rientra in Mediterraneo e, navigando due giorni arriviamo a Finike, Turchia. Siamo nuovamente nel nostro piccolo ma bellissimo mare.
Purtroppo il forte vento da nord non ci permette di apprezzare le coste dell’Egitto e i suoi fondali, anche se, da quel poco che abbiamo visto, sembrano molto sfruttati e poco interessanti, sicuramente non all’altezza di quelli del Sudan.
Qui è un continuo via vai di grosse barche cariche di sub ed ormai ci sono più sub che pesci.
Arriviamo a Suez dopo aver tirato bordi fino alla nausea, tra reef, piattaforme petrolifere, alcune abbandonate e senza alcuna luce a segnalarle, grossi mercantili e barche da pesca.
Appena arriviamo a Port Suez contattiamo l’agente per le pratiche del canale.
Tutti vogliono qualcosa: si avvicina la barca dei piloti con il misuratore a bordo e ci chiedono un regalo (dollari, sigarette etc..), sale a bordo l’uomo addetto a misurare la barca , misura ogni cosa, la lunghezza , la larghezza, la tuga, il volume della sala macchine e poi con una strana ed incomprensibile formula ti dice quante “tonnellate Suez” pesa la barca. Tra discussioni e pacchetti di sigarette che vanno e vengono, si giunge più o meno ad un accordo , ma che non è definitivo fino a quando il port control darà o meno l’ok. Nel nostro caso , secondo l’ufficio il risultato non era di loro gradimento , così hanno aggiunto al conto totale 50 dollari , prendere o lasciare.
Ma non è finita qui. La mattina fortunatamente riusciamo a partire per attraversare la prima parte del canale, 40 miglia. Sale a bordo il pilota , non parla inglese ma sa bene come si dire “regalo” ed infatti, appena dopo la metà del percorso comincia a chiedere “a present for me”. Nonostante siano pagati dalla società del canale, pretendono dollari, giubbotti, occhiali da sole, sigarette ecc,ecc con una pesantissima insistenza e non sono mai contenti di ciò che ricevono, la tentazione di buttarli a mare è veramente forte.
Ci fermiamo per la notte a Ismalia ed il giorno successivo arriviamo a Port Said, dove stanchi dal comportamento di questa gente non vediamo l’ora di andarcene e così facciamo.
27 marzo 2010
Falabrach rientra in Mediterraneo e, navigando due giorni arriviamo a Finike, Turchia. Siamo nuovamente nel nostro piccolo ma bellissimo mare.
9 Febbraio 2010
Partiamo da Aden, l’Harbour Master ci chiama al vhf mentre usciamo dal porto, ci augura buon viaggio e ci dice “ inshallah”.
20 nodi da est ci spingono verso il Mar Rosso mentre la radio di bordo continua a comunicare i numeri di emergenza da comporre in caso di attacchi pirata.
Arriviamo in Eritrea, forse il paese piu’ povero visto fino ad ora, solo rocce e sabbia, ancoriamo in una rada ci sono 40 nodi di vento, a terra due capanne fatte di sassi e una barca da pesca.
La mattina successiva il vento cala e la barca con a bordo i pescatori che vivono nelle baracche si avvicina, a gesti ci fanno capire che uno di loro a mal di denti, diamo loro dei calmanti, un paio di magliette e 2 cime, non hanno veramente nulla e qualsiasi cosa è loro utile, continuano a ringraziarci felicissimi.
Ci chiediamo come si possa sopravvivere in un posto così, certo pescoso, ma non cresce un filo d’erba e dove troveranno l’acqua è un mistero.
Il vento continua a soffiare da sud e così ne approfittiamo per proseguire verso nord con 10-15 nodi, gennaker e mare piatto, una bellissisma navigazione che concludiamo ancorando a vela fra due reef che ci proteggeranno per la notte.
Arriviamo in Sudan e atterriamo a Suakin dopo aver tirato bordi tutto il giorno, da ora in poi sarà sempre bolina fino a Suez e il nostro Bart riposerà parecchio.
Facciamo le pratiche d’ingresso in Sudan, Suakin è un posto particolarissimo con le rovine della città vecchia e, la nuova che è poco meglio. Pochissime auto, tutte scassatissime e carri trainati da asini che si spostano su strade sterrate, un mercato variopinto dove troviamo frutta e verdura per la nostra cambusa, la gente cordiale ci chiede da dove veniamo e tutti ci salutano . Non sono abituati a vedere turisti e così ci guardano curiosi.
Pochi giorni e ripartiamo per Sanganeb reef, una bariera corallina in mezzo al mare riconoscibile per la presenza di un faro. L’ingresso nella pass non è facile per via del sole basso e le carte non ci sono di aiuto, troppo approssimative. Per fortuna i nostri amici arrivati a motore poco prima ci vengono in aiuto con il dinghy e ci indicano dove passare.
Il posto è molto bello e pescoso, l’acqua limpidissima.
La risalita del Mar Rosso si fà impegnativa, il vento, ora sempre da nord, rinforza e alza una fastidiosa onda corta e ripida che non favorisce il nostro avanzare. Arrivare a Port Ghalib, 40 miglia a nord di Marsa Alam in Egitto, costa fatica a noi e alla barca.
Atterriamo mercoledì 3 marzo 2010
20 nodi da est ci spingono verso il Mar Rosso mentre la radio di bordo continua a comunicare i numeri di emergenza da comporre in caso di attacchi pirata.
Arriviamo in Eritrea, forse il paese piu’ povero visto fino ad ora, solo rocce e sabbia, ancoriamo in una rada ci sono 40 nodi di vento, a terra due capanne fatte di sassi e una barca da pesca.
La mattina successiva il vento cala e la barca con a bordo i pescatori che vivono nelle baracche si avvicina, a gesti ci fanno capire che uno di loro a mal di denti, diamo loro dei calmanti, un paio di magliette e 2 cime, non hanno veramente nulla e qualsiasi cosa è loro utile, continuano a ringraziarci felicissimi.
Ci chiediamo come si possa sopravvivere in un posto così, certo pescoso, ma non cresce un filo d’erba e dove troveranno l’acqua è un mistero.
Il vento continua a soffiare da sud e così ne approfittiamo per proseguire verso nord con 10-15 nodi, gennaker e mare piatto, una bellissisma navigazione che concludiamo ancorando a vela fra due reef che ci proteggeranno per la notte.
Arriviamo in Sudan e atterriamo a Suakin dopo aver tirato bordi tutto il giorno, da ora in poi sarà sempre bolina fino a Suez e il nostro Bart riposerà parecchio.
Facciamo le pratiche d’ingresso in Sudan, Suakin è un posto particolarissimo con le rovine della città vecchia e, la nuova che è poco meglio. Pochissime auto, tutte scassatissime e carri trainati da asini che si spostano su strade sterrate, un mercato variopinto dove troviamo frutta e verdura per la nostra cambusa, la gente cordiale ci chiede da dove veniamo e tutti ci salutano . Non sono abituati a vedere turisti e così ci guardano curiosi.
Pochi giorni e ripartiamo per Sanganeb reef, una bariera corallina in mezzo al mare riconoscibile per la presenza di un faro. L’ingresso nella pass non è facile per via del sole basso e le carte non ci sono di aiuto, troppo approssimative. Per fortuna i nostri amici arrivati a motore poco prima ci vengono in aiuto con il dinghy e ci indicano dove passare.
Il posto è molto bello e pescoso, l’acqua limpidissima.
La risalita del Mar Rosso si fà impegnativa, il vento, ora sempre da nord, rinforza e alza una fastidiosa onda corta e ripida che non favorisce il nostro avanzare. Arrivare a Port Ghalib, 40 miglia a nord di Marsa Alam in Egitto, costa fatica a noi e alla barca.
Atterriamo mercoledì 3 marzo 2010
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