Monday, January 11, 2010
Sunday, January 10, 2010
1' dicembre 2009
Si parte dalle Mentawai, sono ormai quasi 3 mesi che non navighiamo, solo piccoli spostamenti da un’onda ad un’altra per surfare. Sentimenti diversi si mischiano, da un lato non vorremmo partire per continuare a migliorare il nostro surf e conoscere piu’ a fondo questo angolo di mondo che tanto ci piace, dall’altro il richiamo dell’alto mare si fa sentire e la voglia di navigare è tanta, in più si va alle Maldive, che non devono essere tanto male.
Ci voltiamo un’ultima volta a guardare l’onda di Pit Stop, il nostro spot preferito, due local stanno surfando e come ogni volta che partiamo da un bel posto ci chiediamo se mai lo rivedremo.
Si volta pagina, ora bisogna far camminare la nostra Falabrach che ci deve portare alle Maldive a 1600 miglia da qui. La partenza è lenta con pochissimo vento da ovest nord-ovest, l’idea è di portarci verso nord per prendere il monsone di nord-est prima di puntare sulle Maldive. Le nostre vele incominciano ad accusare le miglia percorse (28500) e gli angoli di bolina ne risentono. Ogni giorno scarichiamo le previsioni meteo con l’SSB ma del monsone neanche l’ombra, cosi' giunti a nord dell’isola di Nias decidiamo di puntare le Maldive continuando a navigare di bolina tra groppi e cielo grigio.
L’ottavo e il nono giorno un buon vento ci permette di migliorare la nostra media, purtroppo il giorno successivo arriva una botta sempre da ovest, vento forte e mare grosso, qualche ora alla cappa per non rompere nulla, poi due mani alla randa e trinchetta per una ventina di ore, cominciamo a essere stufi della bolina, speriamo che il vento si decida a girare. Non gira e questa traversata la ricorderemo come la meno piacevole di quelle fatte fino a qui con groppi , venti leggerissimi o violenti e sempre in faccia per tutte le 1600 miglia.
L’arrivo alle Maldive ci ridà il sorriso, entriamo nella pass che separa Male, la capitale, dall’aeroporto e nell’acqua trasparentissima e turchese vediamo pesci di tutti i tipi sulla bariera corallina. Contattiamo la Customs e alla sera abbiamo già risolto tutte le pratiche di ingresso. Festeggiamo l’arrivo con una bottiglia di vino per cena e poi, finalmente a nanna.
I giorni successivi li dedichiamo al ripristino della cambusa e qui ci rendiamo conto dell’errore commesso, non abbiamo considerato che le Maldive sono un paese musulmano e gli alcolici sono banditi, non c’è modo di procurarsi vino e birra e la nostra scorta è agli sgoccioli, pazienza.
Arrivano dall’Italia i nostri amici Luca e Roberta, passeranno con noi un paio di settimane. Ci aggiornano su cosa succede a casa nostra e ci rendiamo conto di essere rimasti un po’ tagliati fuori non avendo la possibilità di leggere un giornale Italiano da parecchio tempo. Siamo contenti di passare del tempo con loro e le giornate scorrono veloci fra pesca subacquea per procacciare la cena e snorkeling ammirando questi fondali fantastici, riusciamo anche a fare un po’ di surf nonstante non sia la stagione giusta e le onde siano piccole.
Ci voltiamo un’ultima volta a guardare l’onda di Pit Stop, il nostro spot preferito, due local stanno surfando e come ogni volta che partiamo da un bel posto ci chiediamo se mai lo rivedremo.
Si volta pagina, ora bisogna far camminare la nostra Falabrach che ci deve portare alle Maldive a 1600 miglia da qui. La partenza è lenta con pochissimo vento da ovest nord-ovest, l’idea è di portarci verso nord per prendere il monsone di nord-est prima di puntare sulle Maldive. Le nostre vele incominciano ad accusare le miglia percorse (28500) e gli angoli di bolina ne risentono. Ogni giorno scarichiamo le previsioni meteo con l’SSB ma del monsone neanche l’ombra, cosi' giunti a nord dell’isola di Nias decidiamo di puntare le Maldive continuando a navigare di bolina tra groppi e cielo grigio.
L’ottavo e il nono giorno un buon vento ci permette di migliorare la nostra media, purtroppo il giorno successivo arriva una botta sempre da ovest, vento forte e mare grosso, qualche ora alla cappa per non rompere nulla, poi due mani alla randa e trinchetta per una ventina di ore, cominciamo a essere stufi della bolina, speriamo che il vento si decida a girare. Non gira e questa traversata la ricorderemo come la meno piacevole di quelle fatte fino a qui con groppi , venti leggerissimi o violenti e sempre in faccia per tutte le 1600 miglia.
L’arrivo alle Maldive ci ridà il sorriso, entriamo nella pass che separa Male, la capitale, dall’aeroporto e nell’acqua trasparentissima e turchese vediamo pesci di tutti i tipi sulla bariera corallina. Contattiamo la Customs e alla sera abbiamo già risolto tutte le pratiche di ingresso. Festeggiamo l’arrivo con una bottiglia di vino per cena e poi, finalmente a nanna.
I giorni successivi li dedichiamo al ripristino della cambusa e qui ci rendiamo conto dell’errore commesso, non abbiamo considerato che le Maldive sono un paese musulmano e gli alcolici sono banditi, non c’è modo di procurarsi vino e birra e la nostra scorta è agli sgoccioli, pazienza.
Arrivano dall’Italia i nostri amici Luca e Roberta, passeranno con noi un paio di settimane. Ci aggiornano su cosa succede a casa nostra e ci rendiamo conto di essere rimasti un po’ tagliati fuori non avendo la possibilità di leggere un giornale Italiano da parecchio tempo. Siamo contenti di passare del tempo con loro e le giornate scorrono veloci fra pesca subacquea per procacciare la cena e snorkeling ammirando questi fondali fantastici, riusciamo anche a fare un po’ di surf nonstante non sia la stagione giusta e le onde siano piccole.
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