25 marzo 2010
Purtroppo il forte vento da nord non ci permette di apprezzare le coste dell’Egitto e i suoi fondali, anche se, da quel poco che abbiamo visto, sembrano molto sfruttati e poco interessanti, sicuramente non all’altezza di quelli del Sudan.
Qui è un continuo via vai di grosse barche cariche di sub ed ormai ci sono più sub che pesci.
Arriviamo a Suez dopo aver tirato bordi fino alla nausea, tra reef, piattaforme petrolifere, alcune abbandonate e senza alcuna luce a segnalarle, grossi mercantili e barche da pesca.
Appena arriviamo a Port Suez contattiamo l’agente per le pratiche del canale.
Tutti vogliono qualcosa: si avvicina la barca dei piloti con il misuratore a bordo e ci chiedono un regalo (dollari, sigarette etc..), sale a bordo l’uomo addetto a misurare la barca , misura ogni cosa, la lunghezza , la larghezza, la tuga, il volume della sala macchine e poi con una strana ed incomprensibile formula ti dice quante “tonnellate Suez” pesa la barca. Tra discussioni e pacchetti di sigarette che vanno e vengono, si giunge più o meno ad un accordo , ma che non è definitivo fino a quando il port control darà o meno l’ok. Nel nostro caso , secondo l’ufficio il risultato non era di loro gradimento , così hanno aggiunto al conto totale 50 dollari , prendere o lasciare.
Ma non è finita qui. La mattina fortunatamente riusciamo a partire per attraversare la prima parte del canale, 40 miglia. Sale a bordo il pilota , non parla inglese ma sa bene come si dire “regalo” ed infatti, appena dopo la metà del percorso comincia a chiedere “a present for me”. Nonostante siano pagati dalla società del canale, pretendono dollari, giubbotti, occhiali da sole, sigarette ecc,ecc con una pesantissima insistenza e non sono mai contenti di ciò che ricevono, la tentazione di buttarli a mare è veramente forte.
Ci fermiamo per la notte a Ismalia ed il giorno successivo arriviamo a Port Said, dove stanchi dal comportamento di questa gente non vediamo l’ora di andarcene e così facciamo.
27 marzo 2010
Falabrach rientra in Mediterraneo e, navigando due giorni arriviamo a Finike, Turchia. Siamo nuovamente nel nostro piccolo ma bellissimo mare.
Sunday, March 7, 2010
9 Febbraio 2010
Partiamo da Aden, l’Harbour Master ci chiama al vhf mentre usciamo dal porto, ci augura buon viaggio e ci dice “ inshallah”.
20 nodi da est ci spingono verso il Mar Rosso mentre la radio di bordo continua a comunicare i numeri di emergenza da comporre in caso di attacchi pirata.
Arriviamo in Eritrea, forse il paese piu’ povero visto fino ad ora, solo rocce e sabbia, ancoriamo in una rada ci sono 40 nodi di vento, a terra due capanne fatte di sassi e una barca da pesca.
La mattina successiva il vento cala e la barca con a bordo i pescatori che vivono nelle baracche si avvicina, a gesti ci fanno capire che uno di loro a mal di denti, diamo loro dei calmanti, un paio di magliette e 2 cime, non hanno veramente nulla e qualsiasi cosa è loro utile, continuano a ringraziarci felicissimi.
Ci chiediamo come si possa sopravvivere in un posto così, certo pescoso, ma non cresce un filo d’erba e dove troveranno l’acqua è un mistero.
Il vento continua a soffiare da sud e così ne approfittiamo per proseguire verso nord con 10-15 nodi, gennaker e mare piatto, una bellissisma navigazione che concludiamo ancorando a vela fra due reef che ci proteggeranno per la notte.
Arriviamo in Sudan e atterriamo a Suakin dopo aver tirato bordi tutto il giorno, da ora in poi sarà sempre bolina fino a Suez e il nostro Bart riposerà parecchio.
Facciamo le pratiche d’ingresso in Sudan, Suakin è un posto particolarissimo con le rovine della città vecchia e, la nuova che è poco meglio. Pochissime auto, tutte scassatissime e carri trainati da asini che si spostano su strade sterrate, un mercato variopinto dove troviamo frutta e verdura per la nostra cambusa, la gente cordiale ci chiede da dove veniamo e tutti ci salutano . Non sono abituati a vedere turisti e così ci guardano curiosi.
Pochi giorni e ripartiamo per Sanganeb reef, una bariera corallina in mezzo al mare riconoscibile per la presenza di un faro. L’ingresso nella pass non è facile per via del sole basso e le carte non ci sono di aiuto, troppo approssimative. Per fortuna i nostri amici arrivati a motore poco prima ci vengono in aiuto con il dinghy e ci indicano dove passare.
Il posto è molto bello e pescoso, l’acqua limpidissima.
La risalita del Mar Rosso si fà impegnativa, il vento, ora sempre da nord, rinforza e alza una fastidiosa onda corta e ripida che non favorisce il nostro avanzare. Arrivare a Port Ghalib, 40 miglia a nord di Marsa Alam in Egitto, costa fatica a noi e alla barca.
Atterriamo mercoledì 3 marzo 2010
20 nodi da est ci spingono verso il Mar Rosso mentre la radio di bordo continua a comunicare i numeri di emergenza da comporre in caso di attacchi pirata.
Arriviamo in Eritrea, forse il paese piu’ povero visto fino ad ora, solo rocce e sabbia, ancoriamo in una rada ci sono 40 nodi di vento, a terra due capanne fatte di sassi e una barca da pesca.
La mattina successiva il vento cala e la barca con a bordo i pescatori che vivono nelle baracche si avvicina, a gesti ci fanno capire che uno di loro a mal di denti, diamo loro dei calmanti, un paio di magliette e 2 cime, non hanno veramente nulla e qualsiasi cosa è loro utile, continuano a ringraziarci felicissimi.
Ci chiediamo come si possa sopravvivere in un posto così, certo pescoso, ma non cresce un filo d’erba e dove troveranno l’acqua è un mistero.
Il vento continua a soffiare da sud e così ne approfittiamo per proseguire verso nord con 10-15 nodi, gennaker e mare piatto, una bellissisma navigazione che concludiamo ancorando a vela fra due reef che ci proteggeranno per la notte.
Arriviamo in Sudan e atterriamo a Suakin dopo aver tirato bordi tutto il giorno, da ora in poi sarà sempre bolina fino a Suez e il nostro Bart riposerà parecchio.
Facciamo le pratiche d’ingresso in Sudan, Suakin è un posto particolarissimo con le rovine della città vecchia e, la nuova che è poco meglio. Pochissime auto, tutte scassatissime e carri trainati da asini che si spostano su strade sterrate, un mercato variopinto dove troviamo frutta e verdura per la nostra cambusa, la gente cordiale ci chiede da dove veniamo e tutti ci salutano . Non sono abituati a vedere turisti e così ci guardano curiosi.
Pochi giorni e ripartiamo per Sanganeb reef, una bariera corallina in mezzo al mare riconoscibile per la presenza di un faro. L’ingresso nella pass non è facile per via del sole basso e le carte non ci sono di aiuto, troppo approssimative. Per fortuna i nostri amici arrivati a motore poco prima ci vengono in aiuto con il dinghy e ci indicano dove passare.
Il posto è molto bello e pescoso, l’acqua limpidissima.
La risalita del Mar Rosso si fà impegnativa, il vento, ora sempre da nord, rinforza e alza una fastidiosa onda corta e ripida che non favorisce il nostro avanzare. Arrivare a Port Ghalib, 40 miglia a nord di Marsa Alam in Egitto, costa fatica a noi e alla barca.
Atterriamo mercoledì 3 marzo 2010
Marsa Dudo - Eritrea
di poppa con 30 nodi
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